sabato 26 maggio 2012

Tropea: un sistema turismo che sta morendo

Tropea e l'intera "Costa degli dei" stanno osservando passivamente (e continueranno a farlo) la morte lenta e inesorabile di un sistema turismo oramai antiquato e di scarsa qualità.

Da perla del Tirreno durante i ruggenti anni '80, luogo di villeggiatura per VIP, ricercata e raggiunta (nonostante i numerosi disagi dovuti alle vie di comunicazione) da centinaia di migliaia di turisti italiani e non, si presenta oggi, a distanza di 30 anni come una meta senza identità, senza nessun progetto, senza quella forza che per decenni l'ha contraddistinta all'interno delle fiere di settore, sulla stampa specializzata e attraverso il passaparola di chi Tropea l'aveva conosciuta. 

Tropea non ha più ne la forza ne le idee per poter dettare i tempi del turismo in Calabria, stiamo osservando una morte lenta, quotidiana, e ancora più grave consapevole.

Se la fortuna ha voluto che questo fenomeno chiamato "turismo" (ancora dopo 30 anni peraltro sconosciuto tra molti addetti ai lavori) sia nato per caso, in maniera del tutto autonoma e spontanea, per 30 anni chi di turismo ci ha vissuto, chi ha fatto di questa attività la sua principale risorsa si è fatto guidare dalla fortuna e dalla speranza che le cose potessero di anno in anno migliorare.

Pochi sanno che una destinazione turistica ha un suo ciclo di vita: l'introduzione, lo sviluppo, la crescita, la maturità e il declino. 

Sarebbe bastato leggere una semplice dispensa per sapere che dopo l'introduzione segue lo sviluppo turistico propriamente detto: la popolazione turistica aumenta fino a superare, nel corso della stagione degli arrivi, quella residente, la località entra in un circuito turistico di dimensioni ben più grandi, spesso arrivano investimenti dall’esterno. Il successo, se non controllato, può determinare un allargamento eccessivo delle infrastrutture, finendo per distruggere le risorse paesaggistiche o altro che avevano inizialmente determinato l’attrattiva turistica, minandone la sostenibilità. E’ indispensabile una lungimirante pianificazione e controllo pubblico.


La lungimirante pianificazione e controllo pubblico non è esistita, solo alcuni imprenditori l'hanno applicata, ma sfortunatamente da soli non possono creare una destinazione e perciò saranno destinati anche loro ad un destino amaro.


C'era il turista italiano che spendeva e lo abbiamo fatto scappare; poi sono arrivati i Vip e hanno capito che tutto era un caos e sono andati in altri lidi (vedi sardegna e Taormina); poi è arrivato il momento dei giovani, delle discoteche piene, dei pub aperti fino alle 8 del mattino, dei lidi pieni, ma anche in questo caso non siamo stati in grado di pianificare sviluppare; ed infine è arrivato il turismo di massa e tutti pensavano che fosse arrivato il messia....


Niente di tutto ciò!  Anzi il turismo di massa è quella tipologia di turismo che va dove i prezzi sono bassi e i servizi sono tanti....Da noi sia i prezzi per fare una vacanza sono tra i più alti d'Europa (tra le destinazioni concorrenti) ed i servizi sono i più scarsi d'Europa.


Nonostante tutto questo, continuiamo a essere poco umili, poco realisti e anzi siamo convinti che tutto andrà bene. Continuiamo a sbagliare!


E allora qual'è il futuro?   


Io credo che sia arrivato il momento di ammettere che siamo stati incapaci di gestire questo fenomeno, che non abbiamo le capacità competenze per pianificare e sviluppare, che abbiamo bisogno di aiuto, di tecnici che possano realmente studiare il fenomeno e dare delle risposte concrete.


Se ciò non accadrà, inevitabilmente si tornerà all'anno zero, con la differenze che mentre prima si era abituati a vivere in quel modo oggi il danno sarebbe tremendo: un territorio cementificato a dismisura, un agricoltura in crisi, le attività della pesca ridotte all'osso. 
Non ci resta che una sola risorsa che in questi 30 anni li ha sostituiti: il turismo.


Diego Stacciuoli 



  

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